Sarà che Platone è il filosofo più lodevole tra quelli che rammento, per aver tralignato dal lavoro della famiglia fino a dedicarsi al sostegno ai deboli, oppure per il suo utopistico intento di nobilitazione politica, che la civiltà odierna di matrice platonica oggi  offuscata  da una palese degenerazione socio-economica e culturale richiama in causa il filosofo “delle idee” in modo irreversibile.

Dopo il saccheggio della Grecia, patria natia dell’ inventore della prima università della storia, ovvero l’Accademia, l’Europa a trazione barbarico-tedesca detentrice del credito bancario della culla mondiale della civiltà, ovvero la Grecia, ne ha smembrato il sistema bancario.  Il chè si è compiuto in  barba alla pedagogica, paideutica deontologia culturale che dalla Grecia di Platone ed epigoni, si è irradiata nell’edificazione europea ed americana che con la mossa speculativa post-crisi, hanno rinnegato la Grecia e la civiltà da cui scaturiscono.

Platone a questo punto entra a gamba tesa per sciorinare, con la sua opera artistico-filosofico-manageriale, che l’ausilio ai deboli, il limite alla brama di potere ed alla corruzione, rappresentano i principi fondativi della città ideale, nonchè della politica oggi tramutata in continente Europa, nonchè in capitalismo declinato in liberismo.

Platone rimarca l’importanza delle idee come fonte di realtà tutta interna all’uomo, una realtà intelligibile, ovvero spirituale in cui la morale deve diventare conoscenza, sapienza, illuminazione, e solo in seguito potere. Dunque la condivisione delle sofferenze pure essenziale nelle comunità sociali, diviene vano allorchè si interiorizza il concetto che tutti i beni alla stregua di ogni male della società, passano dalla politica. Ecco perchè l’essenzialità di un percorso i disciplina e studio costanti, annosi, forma attraverso l’università delle scienze e della filosofia, quella classe dirigente illuminata presso cui passa l’intera salvezza e lo sviluppo mondiali.

La tolleranza, il sostegno al debole, lo studio, la disciplina, l’intelligibile bellezza e profondità dei concetti spirituali, sono ancor di più nodali in questo occidente in cui la razionalità e l’atarassia come controllo platonico delle passioni, dettano i destini dei deboli, non dei forti.

Sebbene Platone si scagliasse contro il sofismo come mera e fatua potenza delle parole che conducono alle catastrofi a causa dell’occultamento della verità per questioni pecuniarie, l’ago della “bilancia” spinge verso Platone. Nel senso che la ricomposizione dell’integrazione occidentale necessita della tolleranza, del sussidio sottoforma di opportunità realmente concreta, realmente accessibile verso i meno fortunati; ancora l’integrazione europea ed americana necessitano della democrazia intesa come piazza virtuale tradotta in reale e viceversa, al fine di valorizzare il popolo ed ellenizzare o meglio occidentalizzare il mondo. Ma annettendo, contemplando senza disintegrare, le differenze ed il valore aggiunto di territori e popolazioni orientali, africane, teleologiche alla pace ed all’equilibrio globali.

Nella secolarizzazione in atto, nella rottura delle identità nazionali, l’ordine caotico proveniente dalle fucine bancarie irrorate dalla finanza speculativa, il potere militare, dittatoriale, popolare che promuoveva Platone come argine all’estinzione, va rimesso al servizio del bene comune per ricomporre un nuovo ordine che tuteli l’essere umano in quanto tale.

I paradossi con cui Platone nutriva i suoi discorsi a beneficio dell’ottusità popolare, sembrano oggi vitalizzati e animati di reale linfa vitale, in questo scenario depauperizzante che mira alla salvaguardia di se stesso, come sulle orme ma enfatizzando, la rigidità dei principi intellettivi platonici, che non ammettono perdono, non contemplano eccezioni alla regola. 

Ma il Platone e la cricca di scellerati suoi epigoni burocratico-bancari, sbagliano nella negazione dell’arte come principio guida verso un alleggerimento e miglioramento spirituale collettivo, in antitesi alle vigenti, distruttive, dinamiche economiche, patrizie, venali, che tanta indigenza e degradazione stanno diffondendo.

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