Non solo diesel, la Germania falsifica i bilanci

Il governo federale tedesco sta promettendo sempre più benefici: più reddito di cittadinanza, più soldi per i figli a carico e maggiori benefici sociali. Sono solo alcuni esempi. Si tratta di incentivi che costano miliardi alle casse statali ma in questa fase la Germania ha bisogno di risparmiare. La polemica sta montando nel Paese. Adesso la Corte dei conti tedesca (Brh) ha criticato duramente il progetto di bilancio del ministero delle Finanze guidato da Christian Lindner. Secondo Handelsblatt, la Corte dei conti federale ritiene che il bilancio 2024 è scarsamente finanziato, e sta aggirando deliberatamente il freno all’indebitamento nascondendo così il debito reale. Il nuovo bilancio federale sarà presentato la prossima settimana al Bundestag. Il debito reale, compresi tutti i bilanci ombra, non ammonta a 16,6 miliardi di euro specificati dal governo federale, ma a 85,7 miliardi di euro e quindi cinque volte superiore, riporta ancora Handelsblatt. Lindner prevede un deficit di bilancio di 15 miliardi di euro. «Il Paese ha bisogno di risparmiare» proseguiva il quotidiano più letto in Germania citando un’analisi dell’Istituto dell’Economia Tedesca (IW) che mostrava che il divario tra la spesa prevista e gli obiettivi di risparmio aumenterà nei prossimi anni. La locomotiva d’Europa arranca, oggi, deprivata del potere dell’Euro che ne svaluta artificialmente la valuta scaricandone il costo sopratutto sull’Italia e parzialmente sulla Francia. Ma la Germania si trova assai inficiata anche dallo stallo degli ordini per il settore industriale e specialmente per l’automobilistico, che fregia il Bel Paese come maggior importatore di Audi, giusto dopo la Cina. Solo che l’Italia versa in una fase di recessione apparentemente irreversibile che la vede in ascesa clamorosa, dal punto di vista degli ordinativi per automobili usate. Infatti le immatricolazioni di vetture datate si attesta ad oltre un quarto della domanda complessiva, a causa dei prezzi sempre esosi per macchine che si presentano di segmenti non degni di tali esborsi; per l’isteresi con cui vengono consegnate le vetture nuove derivante dalla penuria di materie prime, dalla instabilità commerciale e degli accordi con la Cina, che risulta il principale fornitore di chip. Il pubblico italiano gravato dalla crisi, dall’inflazione e dalla stagnazione salariale, si ritrova orientato verso macchine usate anche per la scarsità di punti di ricarica relativi ai prodotti elettrici, per la insufficiente autonomia delle batterie rispetto ai motori endotermici, per la scoperta dei costi di riparazione ben maggiori in rapporto ai mezzi adoperati finora, per la maggiore perniciosità dal punto di vista degli incendi scoppiati nelle auto elettriche, paragonandole con quelle classiche; infine gli utenti motivano la propensione verso vetture endotermiche sulla base del prezzo che consente, a parità di spesa tra un segmento elettrico medio e piccolo, ed un segmento medio-grande di marchi prestigiosi per auto ben manutenute e non vetuste, di acquistare una macchina rutilante, vistosissima ed estremamente affidabile.

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Lo stallo negli ordinativi per beni mobili come specialmente le macchine, provenienti dalla Germania, inficia le piccole e medie imprese italiane che forniscono i materiali di assemblaggio alle tedesche. La crisi dell’Euro sta così sferzando la Germania che deve rintuzzare il ridimensionamento degli interscambi con la Russia dardeggiata dalle sanzioni, il crollo ctonio ma ormai cronico di Deutsche Bank, quello della limitrofa Svizzera con Credit Swisse, la scoperta dei trucchi di bilancio da parte sopratutto italiana, che eludevano la Germania dalle sanzioni sul surplus finanziario che Berlino ha concretizzato in seguito all’introduzione della moneta unica, all’utilizzo di un proprio istituto pubblico nel garantire tale debito, e nel mancato spalmaggio di tale surplus commerciale che ha ridimensionato in maniera esiziale, il potere dell’Italia. Con suddetti illeciti la Germania è stata sempre esente, a differenza del Bel Paese, da declassamenti surrettizi di rating, da spread di ogni sorta e di conseguenza da speculazioni suoi propri titoli pubblici che si traducono in aumenti di tasse, cesure ad investimenti pubblici, ad emolumenti, pensioni, salari e, di conseguenza, mercato endogeno. Anche nella fattispecie del diesel, la Germania ha frodato le autorità di controllo internazionali, occultando la loro vera insalubrità ambientale e costruendosi una posizione egemonica in quel tipo di motori.

Essendo stato recentemente crivellato di critiche in un concione presso la Torre Eiffel il presidente francese intento, fino all’ultimo, ad abbassare l’età pensionabile dei francesi, l’ex presidente del consiglio d’Italia e della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha cavalcando la situazione problematica dei maggiori paesi continentali, ammonendo sull’esigenza di plasmare il bilancio europeo sulle esigenze commerciali ed industriali appunto italiane, e di conseguenza tedesche e francesi, per scongiurare una deflagrazione del tessuto produttivo d’Italia e binariamente della platea commerciale, in modo da scongiurare lo smantellamento dell’Euro e dell’Eurozona.

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