Di Gennaro de Crescenzo

LETTERA APERTA AD UNA LEGHISTA NAPOLETANA. “Fino a pochi anni fa i neoborbonici volevano staccarsi dall’Italia. Ora di che abbiamo paura? Dobbiamo smetterla di essere assistiti, sono stufa di pensare che in Campania non c’è lavoro e si chiede il sussidio. Se un ragazzo non si mette in testa che deve impegnarsi non arriverà mai ad alzare la coppa di Sinner a 22 anni” (Bona Mustilli, esponente della Lega a Napoli, Repubblica, 30/1/24).

Cara signora Bona Mustilli, dopo aver letto le sue dichiarazioni ho la sensazione che dobbiamo fare due chiacchiere serie. Io da 30 anni insegno a Scampia e posso garantirle che i miei ragazzi sono meravigliosi e non chiedono nessun “sussidio”, fin da quando nascono “si sono messi in testa di impegnarsi”, spesso le coppe come quelle di Sinner le alzano nonostante un territorio che non gli offre nulla (più o meno da 160 anni) e se non le alzano è solo perché magari hanno (se va bene) la metà dei campi di tennis o di palestre rispetto al Trentino di Sinner ed al resto dell’Italia del Nord e hanno anche la metà dei servizi sanitari o scolastici e del resto dei diritti (in testa quello al lavoro). Del resto, cara signora, anche Napoli e il Sud hanno alzato, nonostante tutto, tante coppe se pensiamo ai Mennea od ai Patrizio Oliva o magari ai Cannavaro, i Ferrara, i Rosolino, gli Abbagnale o i Maddaloni. Del resto, cara signora, i miei ragazzi di Scampia la loro coppa la alzano tutte le mattine quando vengono a scuola o quando, nel liceo musicale, vanno a suonare nei loro concerti o quando lavorano al Nord e nel resto del mondo e mi mandano i loro saluti sui social; e a questo proposito devo rivelarle una cosa importante: se in meno di 20 anni è partito dal Sud oltre 1 milione di giovani vuol dire che i nostri giovani “si sono messi in testa di impegnarsi” molto e da molto tempo e quando proprio non trovano alternative sono costretti a partire (ed è la soluzione prospettata dai governi italiani da oltre 160 anni: altro che “si chiede il sussidio”, come gridano le trasmissioni televisive spesso padane e come dice lei “stufandosi”).

Del resto, cara signora, la questione meridionale, aperta solo nel 1860 e tuttora irrisolta, a meno che qualcuno non pensi davvero che quella meridionale sia una razza inferiore (e quindi merita meno diritti), è figlia di un sistema nord-centrico che prevede classi dirigenti asservite e funzionali agli interessi del Nord e non si vede per quale strana magia quelle classi dovrebbero cambiare con un’Autonomia che la sua Lega definisce “differenziata” proprio perché garantirà più diritti e servizi al Nord visto che dei (tantissimi) miliardi previsti per “renderli uguali in tutta Italia” non si è vista finora traccia. P.S. Devo darle anche un’altra notizia: fin dal 1993 i neoborbonici non hanno mai chiesto di “staccarsi dall’Italia” ma chiedono un’Italia (finalmente) con pari diritti: è il suo partito ( la Lega) ad avere nel suo statuto, all’art. 1, “la finalità del conseguimento dell’indipendenza della Padania”. Qui, infine, nessuno ha “paura” di nulla tranne che dei possibili ed ulteriori danni di un’Autonomia che non dà una vera autonomia ad un Sud che resta mercato del Nord e che, intanto, potrebbe magari iniziare a scegliere prodotti e servizi del Sud nei suoi enti o nei supermercati…


Gennaro De Crescenzo

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