Le politiche per la famiglia non sono una mera istanza del Vaticano e del partito del “fu” Casini; consistono altresì in uno sbocco economico futuro di cui l’Europa  già“canuta”, e che continua ad invecchiare,  può fare a meno. Si calcola che fra qualche decina d’anni la popolazione italiana e non solo essa, si troverà di fronte a mastodontiche spese per pensioni e mantenimento degli innumerevoli ultraottantenni, i quali supereranno per numero i giovani occupati. La tristezza della vicenda  vedrà una schiera di ex giovani che, in relazione alla ripresa economica, si troverà disorientata dal punto di vista lavorativo, dunque produttivo. L’incentivazione delle politiche per la riproduzione dovrebbe vedere, nel vecchio continente, uno sborso” statale che tocca i 1200 euro mensili per componente famigliare presente e futuro. I maligni obietterebbero che questo consiste in un depauperamento dell’erario, ed alla lunga lo Stato che oggi fa questo “sforzo” economico, guadagnerà in svariati miliardi di euro piu’ di oggi, ovvero qualche punto del proprio prodotto interno lordo oggi stroncato. Tuttavia a perdere saranno gli italiani e la classe media.

Un’operazione del genere in Italia non è oggi pura utopia,  e sono per lo piu’ i figli degli immigrati a sostenere la riproduzione del terzo paese piu’ vecchio anagraficamente d’Europa, a causa del blocco degli investimenti, della stagnazione salariale e della folle rincorsa verso la Cina scevra di diritti sindacali e salariali: sebbene tuttavia gli immigrati regolari vadano trattati e fregiati degli stessi diritti degli italiani, la focalizzazione sul sostegno reddituale per gli italiani giovani e’ innegabile.  Che qui c’è l’insostenibile fardello del debito pubblico, il quale inficia gli investimenti piu’ importanti, è un altro argine da sgretolare rendendo pubbliche le banche commerciali e ripristinando la banca centrale; ancora l’attuale politica xenofoba o omofoba verso l’immigrazione, dovrebbe sforzarsi di attuare riforme che  ripagherebbero nell’immediato gli italiani e gli immigrati regolari: ossia sostegno incondizionato al reddito ed al lavoro, scevri di indebitamenti. Continuando di questo passo l’immigrazione diventerebbe, come già è successo, non l’unica salvezza di un paese un tempo proletario ma che oggi fatica a riprodursi a ritmi paritari agli altri, bensì un fattore di implementazione economica e demografica salvifica per l’Italia; forse non si vuole ancora ammettere che le ondate di clandestini danno uno sbocco  solo all’economia stagnante o illegale o di quella legale costretta ad operare nell’illiceità dell’Italia… il perché dunque di tanta ipocrisia ad ammetterlo e non concretizzare strumenti propedeutici di sviluppo comune, è da ricercarsi nella sola causa elettorale forestiera, ossia l’unica a tenere banco di questi tempi. Infatti in Italia la sola a fare politica è l’Europa col suo drappello di accoliti, e strumentalizzando i dati e i problemi a detrimento degli italiani.

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