Di Gennaro de Crescenzo e Francesco Paolo Tondo

I NAPOLETANI DOVREBBERO ESSERE “MENO NAPOLETANI” O I SINDACI DOVREBBERO ESSERE PIÙ NAPOLETANI? Lettera aperta al sindaco Manfredi. “Vorrei che i napoletani fossero meno napoletani, i napoletani non devono comportarsi troppo da napoletani, non devono sentire su di sé il peso dello stereotipo del napoletano vociante, chiassoso, inconsistente, quasi per il dovere di rispettare il prototipo: ai napoletani chiedo solo di non indossare la casacca figlia di un folclore scontato, ormai posticcio. Il tema è serio”.


Sono queste le parole del sindaco di Manfredi in un’intervista al Fatto Quotidiano. È vero che ci ha aggiunto un’altra tesi (“i napoletani sono molto meglio”) ma ci mancava solo che non l’aggiungesse lasciando pensare che tutti i napoletani fossero come li aveva già dipinti. Caro sindaco, il tema è veramente “serio” perché lei ha usato, attaccando i cliché, tutti i cliché che il resto dell’Italia già ci vomita addosso più o meno da 150 anni. Caro sindaco, lei si dichiara “illuminista” ma le generalizzazioni sono sempre un errore poco “illuminato” e, nella storia, spesso si sono trasformate in luoghi comuni e poi in discriminazioni ed in seguito in veri e propri atti di “razzismo”: e sono tanti gli episodi o gli esempi di scelte politiche o culturali di cui i Napoletani sono vittime (dagli stadi alle aule dei parlamenti). Caro sindaco, forse le manca nella biblioteca il recente saggio di due suoi colleghi accademici (Cremonesini e Cristante) nel quale si evidenzia come di Napoli e del Sud prevalga, sui media nazionali, un’immagine “solo” negativa (e basterebbe guardare anche la TV in un giorno qualsiasi ed anche nei giorni piu drammatici per rendersene conto). Caro sindaco, premesso che forse una minoranza di napoletani corrisponde alla sua descrizione (“vocianti, chiassosi, inconsistenti”), sa quanti milioni di napoletani di ieri e di oggi non lo sono stati e non lo sono? Sa quanti opinionisti più o meno famosi, napoletani e non, ora potranno usare le sue dichiarazioni per confermare tutto il loro disprezzo per Napoli al grido di “lo ha detto anche il sindaco”? Quella che lei descrive è l’immagine che i media fanno uscire o vogliono far uscire di Napoli e lei, pur essendo sindaco e pure trascorrendo molte ore a Napoli, forse non si è accorto di questo fenomeno. Caro sindaco, io insegno e vivo a Scampia ma tra i miei ragazzi non riconosco napoletani come li ha descritti lei. Conosco, invece, napoletani che ogni mattina fanno sacrifici incredibili per portare avanti i loro sogni e per sopravvivere, napoletani che da troppo tempo vivono senza i diritti che gli spetterebbero e che intere generazioni di politici, premier, ministri, governatori o sindaci di ogni colore non gli hanno mai garantito ed assicurato. E mi viene il dubbio che invece di sperare che i napoletani diventino “meno napoletani”, forse dovremmo sperare che i loro rappresentanti diventino “più napoletani”.
Io insegno e tutti i giorni, come lei, non faccio “chiasso”, faccio il mio dovere e non penserei mai di criminalizzare i “chiassosi” fino a quando non avrò garantito anche a loro quei diritti.


Mi consenta, infine, un passaggio pure su quel “chiasso” che spesso, tra l’altro, non è un crimine. Lei dovrebbe sapere che uno dei simboli di Napoli, Pulcinella, è stato sempre famoso per il suo “chiasso” . È lo stesso Pulcinella, però, a dimostrare quanto sia difficile la vita con le sue malinconie e le sue lacrime. Caro sindaco, questo non è “folklore”. Napoli è anche questa e forse tutti noi dovremmo fare uno sforzo per amarla di più, in tutti i suoi aspetti, anche se a volte certi aspetti non ci piacciono e non sono i “nostri”. Tutto qui.
Gennaro De Crescenzo, napoletano non chiassoso, non vociante e (spero) non inconsistente.

Napoli attualmente staziona in uno stallo dal punto di vista della riparazione stradale, della cura dei giardini pubblici e cose analoghe, perfino nella rutilante e facoltosa Prima Municipalita’. Sebbene Manfredi fosse in attesa, secondo le dichiarazioni di Fabrizio d’Onofrio consigliere di Chiaia Posillipo, di fondi Pnrr monstre sottoforma di un nuovo “Piano Marshall” per la capitale del Mezzogiorno, attualmente numerose tare ormai datate che attengono il funzionamento efficace della Sanita’, di variegati servizi pubblici e del ripiano dei manti stradali; ebbene tutto cio’ sembra immoto o quanto meno, procedere a rilento. Cosi’ i proseliti di Manfredi riscontrano una immane decrescita, anche se redattori come Cesare Sacchetti riportano che la stragrande maggioranza dei fondi Pnrr in generali, sono ancora bloccati a causa del mancato rispetto delle condizionalita’ esigite dalla Bce. Nella fattispecie tali condizionalita’, asserisce il professor Malvezzi, ineriscono cesure ulteriori alla spesa pubblica, altre privatizzazioni ed aumenti delle gabelle statali e comunali. Giacche’ nella fase attuale e’ utopistico attuare queste disposizioni anti economiche, a causa anche della crisi irreversibile che attanaglia Napoli, il meridione e l’Italia con inflazione, salari e pensioni insufficienti alla liberta’ economica, Napoli come il Bel Paese giace in una situazione ancora insufficiente, dal punto di vista dei servizi pubblici celeri e ben fatti, della manutenzione stradale, infrastrutturale e della creazione conseguente, di nuovi posti di lavoro ed opulenza diffusa. Tutto cio’ anche a causa dei fondi bloccati dell’Europa con il Pnrr e quelli Fas istruiti dal settentrione per colmare, gradualmente, il divario Nord Sud. Fondi sempre insufficienti e non elargiti da oltre una decade.

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