Due Napoli, due Italie: a difesa dell’omicida

Di Rita Lazzaro

Non volevo ucciderlo, quando l’ho scoperto sono rimasto choccato”.

È così che si è difeso l’omicida del 24enne Giovanni Battista Cutolo .Si tratta di un 17enne dei Quartieri Spagnoli con precedenti per truffa e tentato omicidio a soli 13 anni.

Per gli investigatori il giovanissimo risulta inquadrato anche nei circuiti dei rapinatori di Rolex ed ha anche precedenti per truffa.

“Ho avuto paura che potesse succedermi qualcosa e me la sono fatta passare. Poi ho sparato”.

Tre colpi “ma non per uccidere”, a detta del carnefice, “anzi ho visto che indietreggiava e credevo di avergli fatto paura. Non sapevo di averlo ucciso, quando l’ho scoperto sono rimasto choccato”.

Il 17enne, arrestato  qualche tempo fa per la morte del 24enne, non si sarebbe reso conto di aver commesso un omicidio,tant’è che dopo il fatto si è allontanato e ed è andato a giocare a carte con gli amici. Solo una volta rientrato a casa avrebbe saputo dal padre quanto successo in piazza del Municipio.

Il killer si trova in un istituto penale minorile di Napoli su ordine del gip del tribunale dei Minorenni di Napoli, Valeria Veschini mentre, mercoledì 6 settembre, alle 15, avevano luogo nella chiesa del Gesù Nuovo di Napoli i funerali della vittima.

Ma chi era Giovanni Battista Cutolo?

Il ragazzo suonava il corno nell’Orchestra Scarlatti Camera Young.

Oltre ad essere un giovane talento, il ragazzo era incensurato e non aveva nessun legame con la criminalità organizzata.

Giò Giò era figlio d’arte: il papà Franco Cutolo era il regista teatrale, fondatore della Compagnia “Li Febi Armonici”.

Quel padre che oggi non si dà pace:

“Togliete i figli alla malavita”.

È questo quanto detto da Franco Cutolo, noto regista teatrale.

“Gli avevo detto quello che Eduardo disse ai giovani della mia generazione: ‘fujitevenne’. Lo esortavo ad andare via perché io stesso, come regista, ho pagato un prezzo alto a questa terra. Volevo risparmiaglielo, invece lui ha pagato con la vita”

Un dolore al quale si unisce quello della madre del giovane musicista:

“Sono stata sveglia tutta la notte. Ho aspettato che Giò Giò entrasse in casa, come faceva ogni notte. Invece nessuno ha aperto la porta e nel suo letto è rimasto solo il gatto”.

Sono queste le parole strazianti della donna.

“Napoli è diventata una città violentissima, un Far West. Il 16enne che l’ha ucciso non è un bimbo, è un uomo brutale, un demone che va a distruggere la vita dei ragazzi come mio figlio. E io ne voglio parlare con Mattarella e Meloni”.

Un giovane talento e un baby killer, la sintesi amaramente perfetta delle due Napoli:

quella dei Giovanni Battista Cutolo e quella dei Quartieri Spagnoli dove “le pistole vanno e vengono come l’acqua fresca”.

Questo è quanto detto dal killer agli inquirenti.

Parole che raggelano ancor più il sangue se associate alla vergogna denunciata dal parlamentare Francesco Emilio Borrelli, c’è anche chi celebra “come un divo” il giovane assassino, “diventato una star dei social network dove amici e parenti lo osannano e gli mostrano la propria solidarietà”. “Tutto passa. Ti sto accanto e già mi manchi”, si legge sovraimpresso su una sua foto.

Uno scenario inquietante che spiega il perchè dell’angoscia in cui versava il regista: Mio figlio è uscito per farsi un panino ed è morto. Per anni ho litigato con lui per convincerlo a non stare fuori la notte, ma non vivendo a casa con lui da 13 anni ho perso il controllo sul suo stile di vita. Con questo non voglio demonizzare chi non impedisce ai figli di uscire di notte, ma a volte questa è l’unica soluzione, perché di notte escono i topi “.

Quei topi che vanno in giro armati convinti che il rispetto si ottenga a colpi di pistola anziché a suon di cultura.

Napoli si mostra ancora come capitale briosa e dalla moltitudine di giovani ma, come fette crescenti del Bel Paese, la capitale del sud sconta la disarticolazione dei giovani e la indigenza derivante dalla penuria di posti di lavoro legali, sicuri e ben retribuiti, cui spetta allo stato suffragare, garantire ed espandere. Binariamente alla scuola ed al benessere dei ragazzi, dal punto di vista deontologico, mediatico ed artistico. La condizione di entropia dei minorenni  napoletani e’ riscontrata in tutta Italia, con la divaricazione di due fette di territorio che dovrebbero condividere le medesime opportunita’ e gli stessi valori; ma se la famiglia di origine non e’ finanziariamente, culturalmente e spiritualmente solida, i giovani tendono a soffrire il nichilismo, la destabilizzazione. Che possono sfociare in gesti estremi, verso se stessi e gli altri.

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