Addio al nubilato e’ una esilarante ma anche drammatica, seppur pregevole, commedia italiana a battere la concorrenza del cinema americano su Smart tv, siccome e’ italiana e presente su Tim Vision. Cosi’ viene decritta la dipartita di una giovane sposa afflitta da tumore, che raduna le amiche del cuore offrendogli una festa di addio al nubilato in cui partecipa solo il marito, in qualita’ di autista delle donne. Se nonche’ si proiettano vari quadri della vita romana in cui, ed e’ cio’ effettivamente piu’ reale di un tg, i gestori dei locali sono per lo piu’ costretti ad assumere manodopera poco qualificata ed immigrata, pertanto economica e magari senza documenti, a causa delle tasse esose e crescenti.

Nel caso del film c’e’ lo spogliarellista africano nei panni di immigrato dalla mentalita’ non corrotta come quella in cui sono costretti a versare per una questione di autoconservazione, gli italiani. Finche’ pero’ la concezione non italiana si coniuga con quella di una commensale italocinese da sempre discretamente dileggiata dalla comitiva di amiche della sposa italiane. Da qui il tratto virtuoso di alcune persone straniere, che fondano i comportamenti su principi morali in occidente giudicati magari inadeguati. Nonostante cio’ il tema della droga si affaccia, come pratica sociale a volte letale, come appare allorche’ lo spogliarellista perde conoscenza per un giorno dopo aver trincato una sostanza psicotropa portata dalle amiche a mo’ di divertimento. A tal proposito va asserito il primato italiano nel consumo di droga, specialmente cocaina, e del meretricio ma anche delle gravidanze dopo i trent’anni. In questa cornice si innalza il rammarico della piu’ bella e maliziose, tra le invitate alla festa del nubilato, pentita di un aborto fatto in eta’ universitaria ed oggi alla ricerca spasmodica di un figlio. Da qui la velata critica alla politica italiana antilavoro ed antidemografica, che rende l’Italia l’ultimo paese europeo per nascite, per diffusione del lavoro femminile e per quello relativo ai servizi gratuiti ed agli emolumenti dignitosi per giovani e donne. Niente e’ un caso, se non che il cinema italia rifulge nuovamente di somma qualita’.

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