Di Paolo Paoletti

DE LAURENTIS E’ FUORI CONTROLLO: CONTE UNICA SCELTA GIUSTA E SENZA CLAUSOLE RIDICOLE. VIA CHIAVELLI ED EDOARDINO, SERVONO AD E DS DI ALTO LIVELLO. I PIAZZAMENTI NON BASTANO PIU’, LA VITTORIA UEFA E’ COME UNA CHAMPIONS DI OGGI. PERFINO PELE’ SAREBBE VENUTO, ORA SI FUGGE. MANFREDI E DE LUCA SI ATTIVINO, IL NAPOLI E’ PATRIMONIO COLLETTIVO.

Tra venerdì 17 e le ultime su Conte, c’è da chiamare 113 e la neuro! De Laurentis da tempo non ha più il controllo della situazione ma adesso sembra impazzito, come un maiale che capisce che sta per essere ucciso…
Fuori di testa e quindi pericoloso.
La richiesta di spostare la gara con la Fiorentina per motivi scaramantici è una presa per il culo alla Lega, dopo aver tessuto le lodi di Casini che è peggio di quanto non annunci il suo cognome.
La telenovela Conte, invece, mostra i tratti dell’impazzimento di ADL. Serve quindi fare chiarezza…

  1. Conte è l’unico allenatore che può reggere il peso di un rilancio immediato del Napoli, per curriculum, esperienza, personalità, carisma.
  2. Va pagato per quanto vale. Se Pioli vale 3mln netti per 3 anni, Conte ne vale il triplo più annessi e connessi.
  3. Conte non è un allenatore che dorme sugli allori, ovvero che specula su termini contrattuali. Ma la durata del suo contratto, quindi della sua permanenza, sta alle richieste esaudite o meno sul mercato perchè i giocatori a disposizione sono interconnessi all’obiettivo da centrare in un tempo relativamente breve, nel caso del Napoli un triennio.
  4. L’obiettivo è: primo anno qualificazione Champions, secondo anno Scudetto, terzo anno trofeo Uefa. Altrove dove la partenza era più avanti sono bastati 2 anni.
  5. Fa ridere che De Laurentis voglia una clausola che lo liberi dopo 12 mesi senza qualificazione Champions. Il pensiero stesso dell’ipotesi è offensivo ed ostacolo ad un lavoro serio.
  6. Conte non sarebbe l’unica scelta per costruire finalmente un Napoli serio, credibile, con un futuro. Le altre sono:
    A. DS di grande spessore, Manna non lo è.
    B. Cancellare dal perimetro tecnico influenze e raggio di azione di Chiavelli ed Edoardino, figlio vicepresidente.
    C. Un AD di grande esperienza nel settore e di provata autorevolezza, come Marotta.
    D. La patrimonializzazione del club attraverso stadio, centro sportivo, seconda squadra, settore giovanile.
    Solo queste mosse costruirebbero uno status per un futuro certo, credibile, base per successi veri che oramai sono quelli in Europa.

La concorrenza negli ultimi anni è diventata terribile. La serie A in alto resta ancora mediocre, nonostante le 5 finali europee negli ultimi 2 anni. A centro classifica, invece, è molto migliorata.
Le proprietà straniere sono 10, 6 di queste nella colonna di sinistra della classifica o che ambiscono a stare li: Inter, Milan, Bologna, Atalanta, Roma, Fiorentina, Genoa, Monza (molto prossimo a cambiar padrone), Parma e Como tornate in A.

Proprietà straniere con idee chiare, capaci di governance all’altezza (anche se il calcio italiano è diverso da tutti gli altri), che mettono gli asset strutturali alla base per costruire il futuro sportivo che vive di risultati.

La Juve è un mondo a parte: 9 scudetti di fila non sono un caso mentre invece lo sono gli ultimi 3 anni, frutto di errori che anche alla Juve capitano ma a cui hanno sempre saputo porre rimedio.

Restano Lazio e Napoli che vivono di diritti tv ed incassi da qualificazione ai tornei europei. Ma Lotito, da poco Senatore, è molto più avanti di De Laurentis, nella capacità di fare politica sportiva vantando amicizie che contano.

A Napoli se si tolgono Scudetto e questa pessima stagione, la media risultati di ADL è pari se non peggiore alle gestioni di Roberto Fiore e Corrado Ferlaino. I quali vantano, il primo, ottimi piazzamenti (terzo, quarto e secondo posto) e colpi di mercato come Sivori ed Altafini. Fiore concordò perfino il prestito di Pelè per 3 anni, cui il Santos dopo un sì non ebbe il coraggio di dare seguito.

Di Ferlaino ricordo, invece, solo 2 cose: gli ingaggi di Mario Corso che costruì un settore giovanile di alto livello (7 giovani nella rosa del primo scudetto) ed Italo Allodi dal quale tutto cominciò.
E la vittoria della Coppa Uefa, a tutti gli effetti, oggi una vittoria in Champions.

Ed entrambi senza godere dei diritti televisivi ed i grandi incassi da partecipazioni ai tornei internazionali.

E’ falso, poi, che il fallimento della SSCNapoli sia dipeso da spese pazze. L’acquisto di Savoldi, mister miliardo, ottenne dal punto di vista economico il record di abbonati-ancora oggi un record conteggiando gli incassi da botteghino rapportati ai nostri tempi-.
Maradona, 13 miliardi di costo, il più oneroso mai pagato da un club di serie A (più quasi 2 tra ingaggio e premi del primo contratto), fu addirittura ripagato in 2 anni, invece di 3 per risparmiare interessi. E quindi i soldi erano stati incassati.

Fallì il Napoli di Naldi perchè capitato in mani sbagliate: un giovane rampollo di una nota famiglia napoletana, che ci rimise oltre 100 miliardi, in una sequela di orrori di inesperienza, consigli interessati, scelte sbagliate, incapacità di gestione finanziaria nonostante la consulenza diretta della Banca di Torre del Greco.

Chi dice cose diverse non è informato o è in mala fede.
Ultimo nodo: il ruolo delle Istituzioni.

La SSC Napoli è una società di diritto privato. Ma gode, a Napoli più che in ogni altra città d’Italia, dell’enorme privilegio dell’interesse pubblico cui nessuno ha il coraggio di opporsi.
A chi sarebbe permesso di pretendere lo stadio in esclusiva e neanche pagarlo (costi di gestione e manutenzione per 16 anni a carico dei napoletani)?
Chi potrebbe pretendere di avere servizi gratis perchè collaborare con il Napoli deve essere un onore?
Chi può immaginare di porre condizioni per l’assegnazione di terreni pubblici a Bagnoli dove lo Stato italiano ha già investito centinaia di milioni che altro non sono che tasse pagate dai contribuenti di Napoli e tutta Italia?

Suvvia, smettiamola di dire fesserie: Sindaco e Governatore hanno argomenti legittimi per indurre un imprenditore a fare le scelte più giuste per l’interesse privato e della collettività.
Se queste ‘comuni riflessioni’ dovessero restare lettera morta, tutti dovrebbero trarne le dovute conclusioni. Assumendone responsabilità.

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