Di Paolo Paoletti

I TIFOSI SONO SCESI IN CAMPO: ACCUSE A DE LAURENTIS, SQUADRA, GIORNALISTI. IL NAPOLI E’ AL BIVIO: RIVOLUZIONE O RESTAURAZIONE… ADL SCELGA SE FARE DEL NAPOLI UN TOP CLUB EUROPEO CEDENDO LA MAGGIORANZA O CAMBIARE QUALCHE FACCIA PER NON CAMBIARE NIENTE. MANFREDI GIU’ LE MANI DA BAGNOLI, LA RIQUALIFICAZIONE E’ RISARCIMENTO SOCIALE PER I TANTI LUTTI ITALSIDER!

Anche i tifosi adesso certificano il fallimento di De Laurentis. Nel manifesto apparso in città, dopo molto tempo, la protesta è stata firmata a Curve unificate. Oggetto del dissenso, De Laurentis, la squadra, i giornalisti,  a dire dei tifosi prezzolati ed incapaci di critica perchè sottomessi al cinepresidente.
Con questo atto, clamoroso, finisce il falso refrain dell’amore a tutti i costi per il Napoli, dell’appoggio incondizionato a De Laurentis, dello status di tifoso incarnato nel rifiuto di ogni critica.
Anche il tifoso, quindi, ha pensiero critico e lo  mette in campo quando sente la necessità di agire perchè le vicende del Calcio Napoli, cambino, migliorino.
Fa specie che perfino chi per definizione non è incline alla critica, abbia individuato nell’accondiscendenza di gran parte dell’informazione, uno dei mali del Napoli.
Parlare di giornalisti prezzolati è dichiarazione grave, ma per certi versi comprensibile. Perchè?

  1. Sky e Dazn spendono oltre il miliardo di euro per i diritti televisivi e non possono sminuire il prodotto.
  2. Piazze come Napoli, poi, rappresentano un bacino di utenti/abbonati senza i quali i due principali network calcistici non potrebbero più investire garantendo ai club fatturati impossibili con altre fonti. Va da sè che non raccontare come stanno esattamente le cose diventa esercizio evanescente della deontologia giornalistica facendo passare ogni errore come occasionale incidente di percorso.
  3. Tanti giornalisti, infine, troppi… sono frenati dal piccolo interesse del gettone di presenza pagato per le partecipazioni ai programmi delle tv cittadine. Spazi che invece vengono usati per poter dire a De Laurentis di aver difeso il suo Napoli pubblicamente.

Eccoci alle accuse al cinepresidente. Tre punti, chiari, espliciti, difficili da ignorare:

  1. EGO SMISURATO. E’ la caratteristica principale della gestione delaurentiana. ADL crede di sapere tutto e tutto potere. Non ha mai strutturato la società che resta un enclave familistico. Ritiene ruoli come la direzione sportiva assolutamente marginali. Quest’anno ha dimostrato di disprezzare anche la conduzione tecnica se Garcia e Mazzarri, ma anche Calzona, sono stati ripetutamente mortificati dalle scorribande negli spogliatoi prima, durante e dopo le partite. De Laurentis ha imposto il 4-3-3 ai successori di Spalletti per il sol fatto che Lucianone lo aveva affermato modulo vincente. Immaginando i tecnici che si sono susseguiti, brutte copie dell’allenatore del Terzo Scudetto.
  2. NESSUNA PROGRAMMAZIONE. Altro dato incontrovertibile. Aver perso Allenatore e Ds all’indomani dello Scudetto è stata la prova schiacciante di una navigazione a vista. Senza un programma per il futuro, senza una gestione che ottimizzasse il presente. Campagna acquisti fallimentare, incapacità di colmare i vuoti lasciati da Lozano e innanzitutto Kim. Mentre durante la stagione sono maturati gli addii di Osimehn e Zielinski…. per adesso.
    A poche partite dal termine si brancola nel buio sul prossimo anno: chi sarà il prossimo allenatore? Veramente arriverà come Ds un giovane trentenne scarto della Juventus? Quali giocatori saranno ceduti, quali arriveranno?
  3. FARE MALE IL NAPOLI E’ FAR MALE A NAPOLI CITTA’, terza e più imbarazzante accusa!
    La simbiosi tra calcio e cittadini è il tratto identificativo del rapporto viscerale che lega da sempre i napoletani al calcio. De Laurentis viene visto e vissuto – perchè lo è – uno straniero. E’ il primo presidente non napoletano della storia del Calcio a Napoli. Lo è diventato per imposizione dall’alto, dettata da Carraro, allora Presidente FIGC per la terza volta dal 2001 al 2006 e Presidente di Mediobanca, intervenuto a finanziare Corbelli per il salvataggio di Ferlaino.
    De Laurentis è distante da Napoli e dai napoletani. Ripetutamente ha espresso disistima verso i cittadini ed aspre critiche verso la città.
    Non ha alcun coinvolgimento nella vita urbana, ha solo preso e mai dato ad un popolo che invece dalla prima partita Napoli-Cittadella in serie C ha sempre sostenuto ADL con assidua presenza e tanti soldi versati al botteghino. Solo lo scorso anno con quasi 35 milioni di euro tra abbonamenti e biglietti acquistati.
    Aurelio vive il Napoli a titolo e con interesse esclusivamente individuale: tanto cash flow in banca per le sue finanze, nessun investimento per patrimonializzare la SSC Napoli: stadio, centro sportivo, settore giovanile, seconda squadra.
    Ora, incredibilmente, chiede 3 lotti nell’area di Bagnoli luogo magico, tra i siti più belli al Mondo, dove gli arabi avrebbero voluto realizzare una seconda Dubai alzando il pil di Napoli a livelli delle metropoli internazionali.
    Il Sindaco Manfredi risponda immediatamente e pubblicamente a De Laurentis che la bonifica e la rinascita di Bagnoli è atto dovuto ai bagnolesi. UN PROGRAMMA DI RISARCIMENTO SOCIALE per tutte le sofferenze, i lutti, il dolore patito nelle morti degli operai dell’Italsider e dei loro familiari.
    E MAI, DICO MAI, POTRA’ ESSERE APPANNAGGIO DI PRIVATI!

Curva e Curva B ne hanno anche per i giocatori accusati di non aver mai onorato l’impegno, interessati solo ai soldi, incuranti della passione della gente.

Vero! Per quanto spiazzanti  possono essere state le partenze di Spalletti e Giuntoli, per quanto possa essere stata sbagliata la scelta di Garcia prima e Mazzarri dopo, in campo vanno sempre i giocatori.
Chi ha vinto uno scudetto con 14 punti di vantaggio a maggio 2023 non può ritrovarsi 7/8 in classifica a 7 gare dal termine. I giocatori sono aziende individuali e cercano sempre il proprio tornaconto, ma essere ceduto dopo una stagione fallimentare non è interesse di nessuno. Cosi come restare senza aver dato il contributo pari al valore dello stipendio.
Ecco, ancora una volta, anche i calciatori rivendicano un trattamento delegittimante di De Laurentis: non si può vincere uno Scudetto e tagliare gli stipendi del 30%; non si può essere i primi in Italia e guadagnare molto ma molto meno che in altri club messi peggio in classifica.
Kvara a 900mila euro netti l’anno è una eresia.
Non voler ricomprare il cartellino di Zielinski è stata una buffonata.
Aver concesso 10 milioni netti ad Osimhen per poterlo cedere ad  oltre 100 è una sfregio a tutti gli altri compagni. Che ovviamente hanno reso la pariglia ad ADL. Sbagliato ma comprensibile.

De Laurentis ora è al bivio: rivoluzione o restaurazione?
Fare la rivoluzione significa:

  1. cedere la maggioranza delle azioni ad un gruppo internazionale che garantisca investimenti costanti di alto livello;
  2. investire in strutture, settore giovanile, seconda squadra;
  3. strutturare il club con grandi manager nei settori nevralgici;
  4. uscire totalmente dalla gestione tecnica da affidare ad esperti di chiara fama.

La Restaurazione significherebbe cambiare qualche faccia, un po’ di giocatori e far finta che tutto sia cambiato. Cambiare tutto per non cambiare niente… mantenendo sempre un uomo solo al comando.
De Laurentis che vuoi fare?

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