Festival di Sanremo nato a Napoli: errori e consigli per Golier

Di Paolo Paoletti

GEOLIER E’ L’ULTIMO DEGLI SCANDALI DI SANREMO, MA NAPOLI NON E’ UN RAP, BENSI’ CAPITALE DELLA MUSICA E DI TUTTE ARTI. GRAZIE A LUIGI DE SANTIS, NAPOLETANO, NACQUE IL PRIMO FESTIVAL NEL SALONE DELLE FESTE DEL CASINO’ GIA’ NEL 1931. E SOLO CANZONI NAPOLETANE!

L’incidente Geolier, ripropone la credibilità del Festival di Sanremo in quanto gara.
Da sempre i verdetti discordanti di giurie e di pubblico, oggi tramite radio e piattaforme, hanno acceso critiche infuocate con il quesito: più autentico il verdetto del pubblico o più veritiero quello dei giurati?

Soprattutto nelle serate ad eliminazione l’estromissione di alcune canzoni, negli anni, ha fatto gridare allo scandalo.
Scandalo fu per ‘E se domani’ di Fausto Cigliano del 1964, che riscosse successivamente grande successo nell’interpretazione di Mina; come per ‘Io che non vivo (senza te)’ di Pino Donaggio nel 1965. Stessa sorte toccò a ‘Il ragazzo della via Gluck’ di Adriano Celentano del 1966; ed a seguire per ‘Una rosa blu’ di Michele Zarrillo 1982, ‘Vita spericolata’ di Vasco Rossi 1983, ‘Donne’ di Zucchero Fornaciari 1985, ‘Mentre tutto scorre’ dei Negramaro nel 2005. I casi più eclatanti…

Resta che Sanremo, oggi, continua ad essere lancio per grandi successi di pubblico, di ascolti, di incassi, misurati dalle piattaforme musicali, come spotify, con riscontro in Italia ed all’estero. Quindi in ogni caso, tutto grasso che cola per chi partecipa.

Spiace che Geolier abbia reagito ai fischi del pubblico dell’Ariston – bocciando l’esito della votazione generale: stampa (33%)+radio (33%)+televoto (34%) – con un maccheronico ed umile “nun fa niente”. Mentre avrebbe potuto e dovuto chiarire a tutti, sfruttando l’ampiezza della vetrina – che Napoli è origine della canzone italiana, non ha bisogno di cambiare regolamenti essendo una lingua (non è cambiato regolamento quando tanti artisti hanno cantato in inglese italianizzato diventando macchiette), un napoletano ha inventato anche il Festival di Sanremo.

Spiace, insomma, che gli artisti napoletani ventenni non conoscano la storia del loro settore artistico, non riconoscano l’importanza del sapere, sviliscano lo studio della storia e dei fatti del passato. Da cui provengono.

Il Festival di Sanremo nasce nel 1931, con una rassegna di canzoni napoletane Festival Partenopeo di canti, tradizioni e costumi, nel Salone delle feste del Casinò sanremese, location utilizzata fino al 1954.

Ad organizzare la prima edizione, dal 24 dicembre 1931 al 1 gennaio del ’32, fu Luigi De Santis, napoletano, titolare della concessione per la sala da gioco di Sanremo.
Idea per sensibilizzare al turismo della riviera ed alle attività imprenditoriali locali.

Attaccatissimo alle sue origini, mise in pratica i consigli di Raffaele Viviani e della coppia Ernesto Murolo (poeta e paroliere) – Ernesto Tagliaferri (musicista) impegnati nel repertorio partenopeo.

Il Festival andò in scena una settimana, con sole canzoni napoletane del Settecento, Ottocento e Novecento, interpretate da voci quasi tutte partenopee, senza vincitori né vinti .

Evento documentato dall’Istituto Luce per la fierezza del Fascismo.

Fu il primo Festival a Sanremo, ripreso vent’anni dopo – rubando l’idea – da Amilcare Rambaudi tra gli spettatori di quel Grande Natale e Capodanno passato nella Città dei Fiori.

Angelo Nizza e Mario Sogliano (napoletano anch’egli) direttori artistici del Casinò con l’aiuto di Pier Busseti presidente dell’Associazione Turistico Alberghiera, fecero si che il 29 gennaio del 1951, s’avviasse il Festival di Sanremo, nella stessa sede del festival partenopeo realizzato trent’anni prima.

Tutte le migliori case discografiche italiane, praticamente tutte di Napoli ad eccezione della Ricordi, a quel punto vollero che restasse in vita anche l’evento originale dando il via al Festival di Napoli trasmesso prima dalla EIAR, poi diventata RAI-Radiotelevisione italiana.

Nunzio Filogamo, Enzo Tortora, Corrado, Mike Bongiorno, Pippo Baudo, sono stati i grandi presentatori della kermesse, ruolo affidato negli anni anche a cantanti, intrattenitori, attori, fino ad arrivare ad Amadeus, già disc jockey, che andrà ricordato per gli ascolti realizzati in 5 edizioni, a volte gradevole mix tra musica moderna e tra questa il genere rap e trap, ed il revival melodico.

Che abbia vinto Angelina Mango, o che si voglia sottolineare il secondo posto di Geolier od il terzo della bellissima Annalisa, va detto però che il ‘l’ascolto top’ è arrivato per l’esibizione di Roberto Bolle con ‘Bolero’ pezzo iconico della danza del ‘900 “mai fatto per la tv italiana, interpretato alla Scala, all’Opera di Parigi, nei più grandi teatri del mondo”: oltre 18 milioni di telespettatori per un grande artista del balletto mondiale e della musica seria. Non canzonette.

Caro Emanuele Palumbo non darti pensiero per le critiche degli italiani ignoranti (che ignorano). E dei giornalisti di parte. Purtroppo esistono. Sopratutto non cadere nel ‘provincialismo rovesciato’ di cui a Napoli siamo tutti un po’ succubi.

Studia invece le nostre radici, la storia della canzone napoletana, degli eventi e delle manifestazioni che hanno consentito di affermare Napoli e l’Italia nel Mondo.

I tuoi testi raccontano certamente realtà attuali, sopratutto quelle sconcertanti di Secondogliano, dove sei nato, o di Scampia.
Ma Napoli non è rap o neo-melodismo e Camorra, pizza e mandolini, film e serie tv sulla malavita.

Napoli è identità culturale, incarnata e rappresentata da artisti ed intellettuali che hanno fatto scuola nei secoli, posizionando la nostra città quale Capitale del mondo conosciuto nel ‘700, fino ad oggi… quando fa chic citare Napoli “palcoscenico del nuovo movimento culturale italiano”.

Niente di nuovo, è stato sempre così!

E complimenti per l’impegno che metti per migliorare la tua vita.

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