Il National Gender Service dell’Irlanda – ovvero il servizio sanitario che si occupa della medicina di genere e, dunque, anche della disforia di genere – ha recentemente rivelato dati eloquenti di come «oltre il 50%” di coloro che cercano una valutazione di genere in Irlanda hanno l’autismo», specificando che «questo numero è in aumento».

Le osservazioni sono state fatte dal dottor Karl Neff, consulente endocrinologo e responsabile clinico presso il National Gender Service, in risposta a una domanda della parlamentare indipendente Carol Nolan. «Mi è stato chiesto di commentare un’interrogazione parlamentare rispetto al legame tra autismo, disforia di genere e incongruenza di genere» ha detto, aggiungendo che si tratta di un fenomeno «ben documentato».

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«L’aumento della prevalenza dell’autismo e della neurodiversità nella popolazione transgender è ben documentato ed è stato dimostrato in numerosi studi di ricerca a livello globale» ha continuato. «Al National Gender Service, i dati di audit nel 2019 dimostrano che il 10% delle persone visitate per la valutazione iniziale aveva una diagnosi preesistente di autismo e un ulteriore 24% aveva caratteristiche cliniche di autismo nella valutazione clinica. Pertanto, almeno il 34% delle persone che si sono rivolte a noi per la valutazione iniziale nel 2019 avevano una diagnosi preesistente di autismo o avevano chiare caratteristiche di autismo». Il dottor Neff ha inoltre aggiunto che «i dati di audit attuali indicano che questo numero è in aumento, ed è attualmente superiore al 50%».

Una rivelazione, questa, che dovrebbe far riflettere molto sul modo di approcciarsi e di accompagnare le persone – e soprattutto i bambini – che soffrono di disforia di genere e che dovrebbe essere l’ennesima ed  inconfutabile prova di come soprattutto l’approccio affermativo è estremamente pericoloso per la salute e il benessere di chi, invece, si trova già in estrema difficoltà e andrebbe ascoltato, accompagnato e non per forza “accontentato” con procedure e ideologie anti-scientifiche. Con queste dichiarazioni pugnano gli attivisti della Onlus internazionale “Pro Vita”, le cui pagine risultano in ascesa costante dal punto di vista dei proseliti e dei finanziamenti sganciati dal grande circuito finanziario e grand’industriale. Il tutto si pone in una fase in cui anche al parlamento italiano di matrice conservatrice, si dibatte alacremente per introdurre le linee guida europee nelle scuole dell’infanzia, etichettate come “Educazione affettiva”. Da qui, a parere degli scettici e di una dovizia di genitori e degli esaminatori indipendenti, si deducono dai libri di testo, approcci morbidi verso la pansessualita’, io tema della masturbazione, giochi di sesso con compagni dello stesso genere e temi estremamente trasgressivi, per bambini delle elementari. Line guida gia’ attuate, queste, in guisa parziale, in alcuni paesi del centro e nord-Europa fra l’indignazione dei comitati a difesa dei minori, quelli per gli infanti, e le associazioni che si mobilitano contro la pedofilia. Sono queste ultime, infatti a focalizzare ed allertare sul pericolo di consolidamento di un declivio propedeutico alla legalizzazione della pedofilia, rispetto ad un futuro venturo. Sul tema della pedofilia fioccano le accuse di una propria diffusione all’interno di variegati circoli e comitati carsici posti a redigere linee guida sociali, politiche ed economiche, per conto dell’Unione Europea, dell’Onu e delle analoghe istituzioni trasnazionali che odiernamente promuovono e finanziano cospicuamente lezioni e spettacoli scolastici in Europa ed America, da parte di persone transessuali e Queer. I medici antitetici alla transizione di genere nei minorenni, la qual cosa viene discretamente suffragata nelle linee guida didattiche inserite in Agenda Onu 2030 ed adottate dal binomio Europa-America, ebbene i medici obiettori di coscienza verso questa pratica chirurgica, lamentano pressioni, boicottaggi, attacchi indiretti sia dal contesto dell’industria farmaceutica che da quello inerente l’ambito sindacale e perfino l’apparato social e quello mediatico tradizionale. In relazione alle televisioni e radio, per i medici dissenzienti alla chirurgia di genere antecedente i diciotto anni, si verificano mancati inviti in studi ed interviste fino a poco tempo fa assicurategli.

In base alla penultima puntata del talk show disallineato di Canale Italia “Linea sera”, e’ stata slatentizzata dal conduttoreVito Monac,, l’esistenza della infantofilia che allarma i genitori, e consiste nella peggiore degradazione della pedofilia, in quanto le vittime sono i neonati. Gli astanti in hanno alluso alle patologie, cattiva fede e faziosita’, che caratterizza molteplici personaggi intenti a plasmare la societa’ ventura stilando programmi, linee guida e rilasciando finanziamenti, per conto di Onu, Unione Europea e Stati Uniti.

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